HORROR WEEK 12: BRIVIDI ITALIANI



Zombi, demoni, mostri, cannibali nelle isole sperdute, killer e streghe, per non dimenticare i fantasmi dei defunti che occupano ville gigantesche, tra Roma, Firenze e Milano. 

I film horror Italiani, specialmente quelli nati tra il 70 e gli anni 80, sono stati racconti che hanno segnato la storia del macabro, non solo nella nostra penisola ma spesso nel mondo intero.

Registi come Dario Argento, Lucio Fulci, Mario e Lamberto Bava, Pupi Avati e molti altri, hanno dato al cinema pellicole che ora sono diventate quasi storiche, perchè sono la storia del primo cinema pauroso della storia Italiana. 

Nonostante alcuni di loro usassero mezzi di fortuna per realizzare i loro incubi, hanno fatto scuola a registi di tutto il pianeta, uno su tutti in particolare Dario Argento, che spesso ha affiancato registi e produttori esteri come il grandissimo George A. Romero. Gli horror Italiani avevano quell'atmosfera unica, storica, che portavano gli spettatori in paesi e ville artistiche, circondati "il pià delle volte" dai morti viventi o fantasmi di parenti defunti, cattivi e sanguinari.

Le pellicole tenebrose Italiane, erano spesso condite da scene gore, sangue a fiumi e in molti casi dal sesso, inquadrature ravvicinate sui volti e le luci che regalavano ombre misteriose e atmosfere dark, di tutto rispetto.

Questo stile influenzò tantissimo il cinema estero, e lo fa ancora oggi, ma l'horror nostrano, ora, ha perso ogni suo fascino e non è mai riuscito a migliorarsi, dando quasi la sensazione che i registi e le produzioni Italiane, abbiano perso "L'amore" di creare qualcosa che un tempo era "La vera essenza del cinema horror".

Ora molti registi Italiani, tentano di calcare lo stile Hollywood, cadendo spesso nel banale con titoli noiosi e scontati, privi di passione e di ogni atmosfera.

Un pò come chiedere ad un regista asiatico, di riproporre il suo horror di successo, con stampo americano, spesso queste scelte "fatte di soldi" si trasformano in una vera e propria spazzatura.

-------------------------------------------------------------------------------------------------------


PROFONDO ROSSO, E LA FOTOGRAFIA CHE FA SCUOLA

Un tempo Dario Argento regalò al mondo una pellicola che miscelava il cinema Thriller, Giallo e Horror, con sfumature splatter e una colonna sonora entrata in testa di miliardi di persone.

Profondo Rosso è considerato un'opera d'arte, non vantava un budget stratosferico, ma riuscì ad aggiudicarsi la popolarità paragonata al film estero "L'esorcista" di William Friedkin, entrambi avevano il loro stampo di fabbrica "La colonna sonora" che rimaneva stampata nella mente delle persone, ed ogni nota di quei brani, rimandava velocemente al film.

Chiunque conosceva Profondo Rosso, riuscendo a spaventare per bene il suo pubblico, in alcuni casi anche a turbare le notti delle persone, dove la musica composta dal gruppo Goblin, aiutava a lasciare il segno.

Mark, un pianista jazz inglese, assiste impotente all'omicidio della sua vicina di casa. Il ragazzo decide di iniziare a indagare per conto proprio, ma si accorge che tutte le persone in grado di aiutarlo a risolvere il mistero vengono uccise. I pezzi jazz all'interno della pellicola, sono stati creati dal pianista Giorgio Gaslini.

Alcune curiosità del film, riportano alle mani dell'assassino, quelle mani sono di Dario Argento, fu la prima volta che usò le sue stesse mani, per dare molta più espressione al killer.

Il film divenne anche uno spettacolo teatrale nel 2007, diretto sempre dal regista, mentre nel 2000 uscì uno spin off, un cortometraggio dove l'assassino uccide uno per uno i componenti del gruppo musicale Daemonia. Il corto fu trasmesso per la prima volta su Rete 4, prima del film principale, per poi essere inserito come bonus nell'edizione speciale del cofanetto negli USA.



Cannibal Holocaust, del 1980, diretto da Ruggero Deodato, segna il tutto per tutto il filone horror del cinema riguardante il cannibalismo. Non si parla di mostri o di zombi, il nemico principale era l'uomo, dove lo spettatore poteva scegliere da che parte stava l'antagonista, l'essere umano evoluto che andava ad invadere il territorio degli indigeni? O gli indigeni che tagliavano, sbudellavano e mangiavano i loro invasori?

Quattro giovani entrano nella foresta pluviale amazzonica per realizzare un servizio sulle tribù che abitano quella regione. Due mesi dopo, l'unica cosa che resta di loro è solo il materiale filmato sulla loro terribile fine.

Possiamo dire che fu, il capostitipe dei Mokumentari, quei film girati con video camere amatoriali, per far credere alle persone di star guardando un filmato reale, per rendere il tutto più credibile, il regista decise, in alcune scene, di far uccidere "Animali veri" durante l'avventura dei protagonisti. Questo suscitò non poco dissenso e scalpore, il regista si ritrovò sommerso da denuncie in quanto le uccisioni degli animali sono molto ben visibili durante la visione del film.

Ma non solo, le scene sulle aggressioni agli indigeni, e le uccisioni da parte degli indigeni, sono di un realismo spaventoso, che spesso portarono a catalogare il film come "Reale" anche se non era vero.

Deaodato non fu nuovo a questo tipo di pellicola, qualche anno prima, girò un film simile intitolato Ultimo mondo cannibale.



Le mille sfumature del vecchio cinema horror Italiano, si miscelavano tra inventiva e originalità, non solo zombi e fantasmi erano usati per creare paura, ma venivano usati, in moltissimi casi, gli assassini, i killer spietati, persone malate di mente che uccidevano le loro vittime con modalità macabre.

Lo slasher movie era il padrone del nostro cinema come il film Deliria, di Michele Soave. Un gruppo di attori sta eseguendo le prove di un imminente spettacolo basato sulle gesta di un assassino. Si scopre presto che lo psicopatico di cui parlano si è intrufolato in teatro con loro.

Interessante la scelta di coprire il viso dell'assassino con la testa di una civetta, inizialmente il film doveva essere intitolato Aquarius, nell'ultima settimana di riprese, Joe D'amato, che era adetto al montaggio, rimontò due versioni, una destinata alla visione Italiana, mentre l'originale venne montata per il cinema estero.

----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------


LE MISTERIOSE CASE STREGATE DEL CINEMA ITALIANO

L'horror Italiano un tempo, faceva il pieno di case possedute da demoni e spiriti malvagi, uscirono moltissime pellicole a riguardo, ma non solo, anche le case venivano occupate da assassini spietati.

Lucio Fulci nel 1981, presentò una delle sue pellicole più riuscite, Quella villa accanto al cimitero. Uno scrittore si trasferisce insieme alla famiglia in una fatiscente villa nel New England con l'intento di compiere ricerche su un misterioso scienziato pazzo, ma viene coinvolto in una serie di eventi inquietanti.

Il film fa parte di una particolare trilogia intitolata "Trilogia della morte" composta dai film "Paura nella città dei morti viventi" e "...E tu vivrai nel terrore! L'aldilà".

Questa pellicola sarebbe il terzo e ultimo capitolo della trilogia antologica, rispetto ai due precedenti titoli, quest'ultimo ha una trama più concentrata sulla suspense che sullo splatter.



La Casa 3, ma non parliamo di Sam Raimi, ma ben si di Umberto Lenzi, prodotto in Italia nel 1988, fu il primo di una lunga serie di film, ispirati alla Casa, che va a continuare il percorso de La Casa e La Casa 2, di Raimi.

In casa nostra ai tempi, andava moltissimo prendere i nomi di film di successo, e continuare su quel titolo, si tentava di riprendere il successo di film esteri, sperando che il nome potesse aiutare sulle vendite cinematografiche.

Oltre tutto molti di questi titoli non era così malvagi, ad esempio La Casa 3 aveva qualcosa di interessante da raccontare, tanto che stanno pensando di creare un remake.

Paul riceve un misterioso messaggio radio, in cui si sente la voce di qualcuno che prega una persona di non ucciderlo. Paul intercetta il messaggio e scopre che proviene da una vecchia casa abbandonata, nella quale si reca con la sua ragazza Martha. Quando Paul e Martha arrivano alla casa incontrano quattro ragazzi ed uno di loro sembra colui che parlava alla radio. In quella casa tanti anni addietro una tragedia è scattata quando una bambina ha ucciso un gatto: l'antica famiglia è stata massacrata brutalmente da chissà chi e i fantasmi ritornano dal passato a terrorizzare i nuovi inquilini.

Il titolo originale del film all'estero è Ghosthouse, mentre in Italia venne distribuito con il nome de La Casa 3, non si tratta del sequel di Raimi, ma una scelta di marketing, si cercava, come detto prima, di approffitare dei titoli di successo, per attirare più pubblico nelle sale cinematografiche italiane.

In seguito uscirono altri capitoli fino a La Casa 7, ma non tutte le pellicole sono uscite perfettamente, ma rimangono comunque interessanti per fare un tuffo nel passato nel cinema horror anni 80.



Gli orrori del castello di Norimberga, Peter si reca in Austria per partecipare all'asta del castello dei suoi antenati. Insieme a uno studente, organizza una necromanzia nella camera della torre e inavvertitamente porta in vita un'entità maligna. Girato da Mario Bava nel 1972, è una delle pellicole più interessanti del regista.

Un aereo atterra all'aeroporto di Vienna, in Austria. Peter Kleist incontra suo zio, Karl Hummel, che è venuto a prenderlo. Peter vuole scoprire la storia d'un suo antenato, il barone Otto Von Kleist, noto come "il barone sanguinario". Suo zio, prima di portarlo a casa, lo porta a visitare il castello del barone e lì conoscono Eva Arnold, studentessa d'architettura che fa la tesi di laurea sul castello, intenta a parlare con il sig. Dortmundt d'importanti modifiche da apportare. 

Dal dialogo viene subito fuori la figura del "barone sanguinario" e delle feroci torture che applicava ai suoi nemici.

Qualcuno si diverte anche a scherzarci su, come ad esempio il guardiano Fritz, che fa prendere un bello spavento a Eva. In seguito Karl invita Eva ad andare da loro e cenano insieme alla moglie, Martha, e alla figlia, Gretchen, che sostiene d'avere visto il barone. Durante il pasto parlano anche di Elisabeth Hölle, strega mandata al rogo dal barone che, in punto di morte lo maledisse, lanciando un incantesimo per farlo rivivere e soffrire. 

Peter aveva trovato infatti la pergamena con la maledizione.
Una volta che tutti sono andati a letto, Peter propone a Eva di tornare al castello, pronunciare la formula magica e vedere quello che accade. Detto fatto: due rintocchi di campana e vari passi spaventano i due giovani ed Eva convince Peter a recitare la formula per fare ritornare tutto come prima.

---------------------------------------------------------------------------------------------------------------



Ed eccoci qui alla fine di questo numero, mentre questa simpatica signorina ci saluta dalla sua web cam, vi diamo appuntamento al prossimo numero. Alla prossima ragazzi, fate sogni dolci...

---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

Fantastici poster per te







---------------------------------------------------------------------------------------------------------------

Commenti

Post più popolari